1 Aprile 2012 - Visita di Verona

Foto lungo il percorso

 

Programma:

Partenza dalla sede, in pullman, alle ore 7.00.

Dopo la sosta all'autogrill di Soave, arriviamo a Verona, nei pressi di Ponte Catena, da dove inizia la nostra visita. L'avvio dovrebbe avvenire verso le 9.30.

Escursione:

Scendiamo subito sull'alzaia dell'Adige, che percorriamo sino al Ponte del Risorgimento. Qui saliamo sulla strada, attraversiamo il ponte e ci avviamo verso la Basilica di S. Zeno, uno dei più noti monumenti di Verona, di cui ammiriamo l'esterno e lo splendido chiostro.

Attraverso Via Porta San Zeno e Via Barbaran arriviamo sul lungadige Rigaste S. Zeno, che percorriamo sino a Castelvecchio, con il suo Ponte Scaligero. Visitiamo brevemente i due monumenti.

Usciti dal Castello, percorriamo Corso Cavour, l'antico cardo decumano della città romana, e poi Corso Porta Borsari, sino ad arrivare in Piazza delle Erbe (2 ore circa dopo la partenza da Ponte Catena).

Lungo il percorso, talvolta con leggere deviazioni a destra o sinistra della strada principale, possiamo ammirare i seguenti monumenti: Arco dei Gavi, Palazzo Canossa, Chiesa di S. Lorenzo, Chiesa dei SS. Apostoli, Palazzo Bevilacqua, chiesa di S. Eufemia, Porta dei Borsari.

In Piazza delle Erbe (che visiteremo meglio nel pomeriggio) facciamo una breve pausa caffè.

Riprendiamo il cammino lungo Via S. Anastasia, sino alla chiesa omonima. Poi prendiamo a sinistra per Via Massalongo e Via Duomo, sino ad arrivare, appunto, alla chiesa cattedrale.

Dopo aver visitato l'esterno del Duomo, torniamo lungo l'Adige, che attraversiamo per il Ponte Pietra. Sulla sinistra c'è la chiesa di S. Stefano.

Lungo una scalinata saliamo sino al Castello S. Pietro, da dove possiamo godere della vista del centro storico della città e, proprio sotto di noi, del Teatro Romano, ancora utilizzato per rappresentazioni teatrali.

Dal piazzale del Castello ci portiamo verso la chiesa di S. Giovanni in Valle, quindi, seguendo la via omonima, scendiamo al Lungadige Re Teodorico. Attraversiamo il Ponte Nuovo e arriviamo in Piazza Indipendenza (se non ci saranno stati intoppi, dovremmo arrivare entro le 13.30).

Pausa per pranzo: al sacco nei giardini di Piazza Indipendenza oppure in uno dei tanti locali della zona.

Riprendiamo la nostra visita alle 14.30. Ci portiamo verso le Arche Scaligere, quindi in Piazza dei Signori e poi in Piazza delle Erbe.

Dopo la visita a questi luoghi, verrà concesso tempo libero per visite individuali: alla Casa di Giulietta (dove non possiamo andare tutti insieme), all'Arena, che dovrebbe essere ad accesso libero, alle chiese chiuse alla mattina. Ovviamente chi lo desidera, si può dedicare allo shopping.

Ci ritroviamo alle 17 in Piazza Bra (la piazza dell'Arena) davanti alla grande scalinata del Municipio. Da lì, tutti insieme, raggiungiamo il parcheggio del pullman.

 Note:

Rientro a Falzé per le 19.30 - 20.

Difficoltà: percorso cittadino

Tempo di percorrenza: ...

Dislivello in salita: irrilevante.

Dislivello in discesa: irrilevante.

Cartografia: ...

Capigita: Girolamo Michielin, Angelo Ceron.

 

Piantina percorso:

 

piantina

 

 

 

MONUMENTI DI VERONA

NOTA. Le chiese, alla domenica, sono aperte al pubblico solo nel pomeriggio, a partire dalle ore 13. Il biglietto di ingresso è di € 2,50 per ciascuna chiesa. Si può fare il biglietto per le cinque chiese con ingresso a pagamento: € 6,00.

 

S. ZENO

La Basilica, Capolavoro del romanico in Italia, fu fondata da re Pipino tra l’VIII e il IX sec., sulla tomba del patrono di Verona. Le attuali strutture romaniche sono dovute principalmente alle modifiche attuate nel XII sec., dopo il terremoto del 1117. Solo l’abside, rifatto alla fine del XIV sec., presenta forme gotiche.
La facciata in tufo è attraversata da una galleria di bifore in marmo rosso. Al centro si apre la
ruota della fortuna, grande rosone dell’inizio del XIII sec. di Brioloto, decorato da 6 statue che raffigurano le alterne vicende umane. La parte centrale della facciata è caratterizzata anche dal portale con protiro sostenuto da due leoni. L’arco è decorato con motivi animali e vegetali, con sculture di santi e raffigurazioni dei mesi (sui lati). Nella lunetta è scolpito S. Zeno e (alla base) alcuni miracoli del santo; queste sculture conservano ancora ampie tracce di una antica policromia. Il portale della basilica è un esempio fondamentale di scultura romanica; ogni battente ligneo è decorato da 24 formelle di bronzo, a rilievo. A sinistra ci sono le Storie del Nuovo Testamento e un mascherone, a destra 18 Storie dell’Antico Testamento, 4 Storie di S. Zeno, un S. Michele e un altro mascherone. Altre formelle, più piccole, ricoprono gli stipiti interni dei battenti e presentano figure di re incoronati, virtù, santi e uno scultore al lavoro. Ai lati del protiro si trovano rilievi in pietra: a sinistra le Storie della Genesi del maestro Guglielmo (XII sec.) e la raffigurazione della leggenda Teodorico attirato all’inferno, di artista ignoto; a destra Scene di vita di Gesù del maestro Nicolò e raffigurazioni di duelli fra guerrieri, anche queste di autore ignoto. Le pareti laterali della basilica e l’abside presentano il tipico rivestimento veronese di fasce alternate di tufo e cotto.

L’interno è a croce latina a 3 navate, divise da pilastri cruciformi, alternati a colonne con capitelli a motivi zoomorfi e capitelli corinzi provenienti da edifici romani. Il soffitto ligneo carenato è della fine del ‘300. La chiesa è ricca di opere d’arte. La più importante è il trittico di Andrea Mantegna (1457-1459), capolavoro della pittura rinascimentale dell’Italia Settentrionale. Nella cripta, del XIII sec., è conservato il sarcofago con le reliquie di S. Zeno.

Sul lato destro della chiesa e non appoggiato a questa, il campanile si innalza per 72 metri. Iniziato nel 1045, ma restaurato già nel 1120 (dopo il terremoto del 1117), è stato ultimato nel 1173. Accanto alla basilica, fin dall’età carolingia, era presente un monastero benedettino (popi diventato abbazia), nel quale soggiornarono abitualmente gli imperatori del Sacro Romano Impero, quando dovevano trattenersi a Verona. Dell’antica abbazia rimangono solo il torrione e il chiostro.

 

S. ANASTASIA

La basilica è il più rilevante monumento gotico di Verona. I Domenicani ne iniziarono la costruzione nel 1290. Ultimata nel XV sec., fu restaurata nel 1878-81.
A sinistra della facciata si trova il trecentesco ex convento dei Domenicani, in cotto e pietra. Sull’ingresso di questo complesso si trova l’
arca diCastelbarco in stile gotico, del Maestro di S. Anastasia (prima metà del ‘300), con baldacchino ad archi trilobati. Accanto al convento c’è la chiesetta di S. Giorgetto, graziosa costruzione in cotto fondata nel 1283, generalmente chiusa al pubblico). Sul retro della basilica si erge l’abside in stile gotico, sovrastata dal campanile del ‘400.
L’imponente facciata non è completa: il rivestimento in mattoni è stato realizzato solo sulla parte inferiore. Sulla facciata si apre lo splendido portale gemino in marmi policromi del XIV sec., ornato da pitture e sculture. Nelle lunette ci sono affreschi della prima metà del ‘400; sull’architrave sono scolpite in stile romanico, storie di Gesù, di S. Anastasia e di S. Caterina, mentre sulla colonnina è scolpita una Madonna del XV sec. La colonna centrale presenta 3 altorilievi di santi, sovrastati da sole e luna. Ai lati del portale ci sono fregi marmorei con putti e motivi vegetali, della prima metà del XVI sec.
L’interno della chiesa, a croce latina, è diviso in 3 navate separate da grandi colonne di marmo bianco con capitelli gotici a motivi vegetali. L’opera più importante conservata nella basilica è il famoso e spettacolare affresco staccato
S. Giorgio libera la principessa dal drago, capolavoro di Pisanello e massima espressione del gotico internazionale veronese.

 

S. LORENZO

Chiesa romanica dell’inizio del XII sec., fu costruita sul luogo di una precedente basilica paleocristiana. Subì pesanti interventi di restauro nel 1877 e nel secondo dopoguerra.
L’edificio presenta il tipico paramento delle costruzioni romaniche veronesi, a fasce alternate di tufo giallo-ocra e mattoni rossi, con alcuni filari di ciottoli disposti a spina di pesce. La facciata è compresa fra due insolite torri scalari cilindriche, attraverso le quali si aveva accesso ai matronei. Il protiro pensile e il campanile (ricostruito in epoca recente) risalgono alla seconda metà del XV sec.

L’interno è a tre navate; sopra quelle laterali si trovano i matronei, con logge che si affacciano sulla navata centrale. Sull’altare maggiore è posto il dipinto Madonna con Bambino che appare ai santi di Domenico Brusasorci (1566). Notevoli i frammenti di affreschi del XIII e XIV sec. raffiguranti angeli e santi e, nella cappella della navata sinistra, il David di Nicolò Giolfino.

 

S. FERMO

La basilica è composta da due edifici sovrapposti, ma connessi. La chiesa inferiore fu eretta dai Benedettini tra il 1065 e il 1143, sui resti di un antico sacello dedicato ai SS. Fermo e Rustico; la chiesa superiore, coeva a quella inferiore, fu riedificata in stile gotico nel XIV sec., ad opera dei Francescani che erano subentrati ai monaci precedenti nel 1260.
La facciata gotica (ultimata nel 1350 circa) è divisa in due da una galleria d’archetti in parte cieca. La parte inferiore è in tufo e appartiene all’antica chiesa romanica; quella superiore presenta un rivestimento murario a fasce alternate di tufo e cotto, su cui si aprono quattro strette e alte monofore trilobate, sormontate da una trifora tra due loculi. Il portale romanico alla sommità della scalinata ha profonda strombatura a cordoni multipli; nella lunetta è collocata una statua di S. Francesco, del XV sec. La porta bronzea di Luciano Minguzzi è moderna (1984-88). Il bel portale laterale ad arco acuto e marmi policromi (1363) è decorato da sculture del XIV e XV sec. ed è preceduto da un ampio protiro del XV sec. Spettacolare è il complesso absidale, affacciato su un giardinetto nei pressi dell’Adige. Le due absidi laterali semicircolari, ornate da esili lesene, sono romaniche; l’abside centrale poligonale si innalza su base romanica, ma presenta forme gotiche, con contrafforti coronati da guglie e frontoni. Il massiccio campanile a cuspide, del XIII sec., presenta una cella campanaria con trifore e capitelli romanici.
L’interno della chiesa superiore è ad un’unica ampia navata a croce latina, con altari laterali e cinque absidi ed è coperto da un prezioso soffitto ligneo carenato del 1314. Numerose sono le opere pittoriche che vanno dal XIII sec. al XVII sec.; tra le altre spiccano il dipinto dell’
Annunciazione di Pisanello, sopra cui si trovano gli affreschi di S. Michele e S. Raffaele, sempre di Pisanello.
Dal transetto, si passa al chiostro romanico (con frammenti scultorei di varie epoche), da cui si accede alla chiesa inferiore, edificio romanico a croce latina con 3 navate, sostenute da numerosi pilastri (con capitelli medievali); alle pareti e sui pilastri, interessanti affreschi del XI-XIII sec.

 

DUOMO

La chiesa fu costruita nel VIII-IX sec. d.C., ma dopo il terremoto del 1117 venne operato un completo rifacimento della struttura che assunse forme romaniche (ancora oggi prevalenti all’esterno della costruzione).
La facciata romanica è tripartita, presenta frontone con spioventi e cornice ad archetti. Al centro della facciata si trova il doppio protiro del maestro Nicolò, splendida opera scultorea del 1139: la parte inferiore, in marmi bianchi e rosati, presenta colonnine tortili che sostengono un arco, ai cui lati sono scolpiti motivi vegetali, scene di caccia e figure di santi, mentre la volta dell’arco reca bassorilievi con i simboli dei 4 evangelisti e altri motivi; la parte superiore del protiro è in tufo e presenta un arco a tutto sesto (come la parte inferiore), sormontato da un timpano con archetti e appoggiato su due grifi e otto colonne. Il portale strombato è scolpito con immagini di profeti e di animali; anche gli stipiti, la lunetta e l’architrave recano decorazioni scultoree. Il protiro laterale (sul quale si innalza il campanile eretto su progetto di Michele Sanmicheli) è dell’inizio del XII sec. e presenta due ordini di colonne con capitelli decoratissimi, bassorilievi e resti di affreschi del XIV sec. Notevole l’abside in tufo del XII sec., di forma circolare, con monofore del XVI sec. e decorazioni a motivi vegetali.
L’interno, che deve l’aspetto attuale alle modifiche apportate alla chiesa romanica nel XV sec., è diviso in 3 navate da alti pilastri in marmo rosso che sostengono vaste arcate gotiche.

 ARCO DEI GAVI

 Sul lato destro di Castelvecchio, in una piccola area verde affacciata sull’Adige, si erge questa costruzione del I sec. d.C., dell’architetto romano Lucio Vitruvio Cerdone; la firma dell’autore sul monumento, fenomeno molto raro in età classica, è uno degli aspetti che hanno reso famoso l’arco che fu costruito per celebrare una delle famiglie più importanti della Verona romana, la gens Gavia. In origine era posto sulla via Postumia, poco distante dall’attuale Torre dell’Orologio (la collocazione originaria è riconoscibile per la segnalazione, sul selciato, della posizione delle basi dei pilastri). Nel Medioevo l’arco, compreso tra le mura scaligere e la Torre, fu usato come porta della città. Nel ‘500 vi furono addossate delle costruzioni e vi si insediarono alcune botteghe. Nel 1805, durante l’occupazione napoleonica, i francesi ne decisero la demolizione, perché ritenevano l’arco d’intralcio al traffico (soprattutto militare). Le pietre del monumento vennero prima spostate in Piazza Cittadella, poi vennero trasferite presso l’Arena. Fu ricomposto nel 1932 con i blocchi originali.
In calcare bianco locale, presenta una struttura a quattro fronti, i cui due principali erano rivolti verso la via Postumia. L’arco è ad unico fornice incorniciato da colonne corinzie (le cui basi sono decorate con bassorilievi vegetali) e da un timpano triangolare; il soffitto interno è a cassettoni e presenta una testa di Medusa. Nelle nicchie sui frontoni principali si trovavano statue raffiguranti alcuni membri della famiglia dei Gavi, con relative iscrizioni (ora andate perdute). Sotto l’arco è stato posto un tratto di strada romana, in basalto nero, che reca i segni del passaggio di carri.

 

TEATRO ROMANO

 Il complesso teatrale è costituito da edifici di epoche diverse, inseriti in un suggestivo ambiente naturale collinare. In origine si estendeva, con terrazzamenti successivi, dalla riva dell’Adige alla sommità del colle ed era coronato da un tempio.

 Il TEATRO ROMANO è rimasto sepolto per molti secoli. Costruito all’inizio del I sec. d.C. (ma il perfetto allineamento con il reticolo urbano fa risalire la progettazione del complesso al I sec. a.C.), dal X sec. sulle sue rovine furono costruiti edifici religiosi e abitazioni che col tempo celarono completamente le strutture del Teatro. Nel XVIII sec., uno scavo casuale portò alla luce frammenti di marmo, facendo rinascere l’interesse per il monumento. Nel XIX sec. Andrea Monga (ricco commerciante veronese) acquistò l’intera area e intorno alla metà dell’800 vennero realizzati i primi scavi. Nel 1904 il Comune di Verona entrò in possesso dell’area e proseguì i lavori di ristrutturazione fino al completamento negli anni 70. Dal 1948 il Teatro è sede dell’Estate Teatrale Veronese, stagione estiva di rappresentazioni teatrali (con una netta predominanza di opere shakespeariane e goldoniane), cui dal 1968 si è aggiunta anche la danza. Dal 1985 è sede, sempre all’interno dell’Estate Teatrale Veronese, del festival Verona Jazz.

 

PIAZZA DELLE ERBE

La piazza ricalca l’impianto dell’antico Foro Romano e per secoli è stata il centro della vita politica ed economica della città. La zona centrale (il cosiddetto "toloneo") è ancor oggi animata da un colorato mercato. Da notare: la colonna del mercato (1401), sormontata da un’edicola gotica e voluta da Gian Galeazzo Visconti per esporre le insegne della sua signoria, reca su gradini e pilastri misure commerciali veronesi; la cinquecentesca berlina o capitello, baldacchino in marmo a pianta quadrata, sotto cui sedevano i podestà alla cerimonia d’insediamento; la fontana di MadonnaVerona (fatta erigere nel 1368 da Cansignorio) che presenta vasca e stelo ornati da teste in rilievo e figure simboliche (opera forse di Bonino da Campione) ed è sormontata dalla figura di Madonna Verona, statua romana del I sec. d.C. (le cui parti mancanti di testa e braccia furono fatte completare da Cansignorio al momento della realizzazione della fontana); la colonna di San Marco del 1523, in marmo bianco, sulla cui sommità fu issato il leone simbolo della Repubblica di Venezia (distrutto dai francesi, l’attuale è del 1886).
La piazza è incorniciata da palazzi ed edifici che hanno segnato la storia di Verona. All’angolo sud-est della piazza si può osservare una serie di edifici che conservano ancora le linee strutturali delle case-torri d’età comunale, residuo dell’antico ghetto. Segue poi la
DOMUS MERCATORUM (Casa dei Mercanti) fatta costruire nel 1301 da Alberto I della Scala; il palazzo presenta un portico retto da colonne e pilastri, ampie bifore e merlatura; nell’800 una ristrutturazione ne alterò le originarie forme romaniche e l’edificio divenne sede della Camera di Commercio.
Segue una serie di case rinascimentali su cui s’innalza la
TORRE DEL GARDELLO, merlata e in mattoni, fatta erigere da Cansignorio nel 1370 per collocarvi il più antico orologio a campana di Verona.
Di fianco alla Torre si trova
PALAZZO MAFFEI: imponente edificio del 1668 in forme tardo-barocche, è dotato di terrazza (in origine con giardino pensile) con balaustra ornata da 6 statue di divinità pagane (Ercole, Giove, Venere, Mercurio, Apollo e Minerva).
Alla destra della piazza si trovano le cinquecentesche
CASE DEI MAZZANTI (un tempo DomusBlandorum scaligera che, nel XIV, al pianoterra, ospitava botteghe e abitazioni private, mentre il piano superiore era adibito a granaio), unite da portico; le facciate sulla piazza e su Corso S. Anastasia sono state riccamente affrescate da Alberto Cavalli nella prima metà del ‘500.
L’ultimo tratto della piazza presenta il retro della
Domus Nova e il prospetto laterale neoclassico del Palazzo del Comune (o della Ragione), in mezzo ai quali è appoggiato l’arco della Costa (così chiamato per la presenza, dalla metà del ‘700, di una costola di balena che pende dalla volta) da cui ci si immette in Piazza dei Signori. Sulle due piazze svetta la Torre dei Lamberti (ingresso dal cortile del Palazzo del Comune).

 

PIAZZA DEI SIGNORI

 Originata dallo sviluppo dei palazzi in cui si decideva la vita politica e amministrativa, soprattutto del periodo scaligero, la piazza è circondata da edifici monumentali collegati fra loro da portici e arcate, quasi a creare una specie di corte interna. Al centro della piazza di trova il monumento a Dante (1865), statua di 3 metri in marmo bianco di Carrara, eretta in occasione delle celebrazioni del sesto centenario della nascita del poeta, che presso la corte di Cangrande trovò il suo primo rifugio dopo l’esilio da Firenze. Entrando dall’arco della Costa, partendo dal lato destro della piazza, si possono osservare:

  • il PALAZZO DEL COMUNE o DELLA RAGIONE, costruito alla fine del XII sec. Fu sede del Comune, della Pretura e della Corte d’Assise (1875). Durante il dominio veneziano fu sede del Tribunale, delle carceri e del Collegio dei Notai, di uffici e depositi commerciali, del granaio pubblico e altro ancora. del cortile è appoggiata la scala dellaRagione, gioiello tardogotico del XV sec.;
  • una delle torri superstiti del Palazzo del Comune è la TORRE DEI LAMBERTI, unica torre privata di Verona, eretta dalla famiglia dei Lamberti (di cui non si conosce praticamente nulla), alta 84 metri. Nel 1295 vi furono collocate due campane: la Marangona suonava l’ora della fine del lavoro per gli artigiani e dava l’allarme in caso d’incendi, mentre il Rengo radunava il consiglio comunale, richiamava i cittadini alle armi in caso di pericolo per la città. La Torre è accessibile dal cortile del Palazzo del Comune; dalla sommità (raggiungibile con le scale e con l’ascensore) si gode uno spettacolare panorama del centro storico cittadino;
  • il PALAZZO DEL CAPITANIO o DEL TRIBUNALE (o ancora, di Cansignorio), residenza scaligera già dal XIII sec. e ricostruito da Cansignorio nella seconda metà del XIV sec.
  • il PALAZZO DEL GOVERNO o DELLA PREFETTURA (o anche, di Cangrande) fu costruito all’inizio del XIV sec., ma venne più volte rimaneggiato; l’ultimo restauro del 1929-30 ha tentato di restituirgli le strutture medievali, di cui rimanevano significativi esempi nel cortile. Anche questo palazzo è in realtà un complesso di diversi fabbricati, sviluppato intorno a una corte interna rettangolare, con loggia a due ordini con portico, edificata nel XIV sec. da Cansignorio; le pareti delle stanze della loggia erano completamente coperte dai dipinti di Jacopo Avanzi e Altichiero (i due massimi pittori veronesi del ‘300). Dei gruppi di affreschi dei due autori è stato trovato solo il Partimento di Medaglie dell’Altichiero, staccato nel 1967, restaurato e ora conservato presso il Museo degli Affreschi. Nel 1533 il podestà veneziano (che qui aveva la sua sede) commissionò a Michele Sanmicheli il portale dell’ingresso sulla Piazza, fatto a somiglianza dell’Arco dei Gavi. Centro fondamentale della cultura trecentesca a Verona, grazie al mecenatismo della famiglia della Scala, vi furono ospiti Dante e Giotto.
  • la LOGGIA DEL CONSIGLIO (o Loggia di Fra’ Giocondo, per un’erronea attribuzione al celebre architetto veronese) fu eretta nel 1476-93 per volere dei maggiorenti del Comune di Verona, come sede delle riunioni del Consiglio cittadino (in realtà istituzione formale, perché il dominio veneziano impediva ogni forma reale d’autonomia). La facciata è opera di artisti umanisti veronesi, mentre la decorazione pittorica che ne ricopriva l’intera superficie (quella attuale è frutto dell’intervento del 1870) è di maestri comacini. Presenta un portico a otto arcate a tutto sesto, mentre sul piano nobile si aprono quattro ampie bifore (frontoni e paraste scolpite). Sulla sommità del palazzo si trovano le statue di illustri personaggi della Verona romana (Catullo, Plinio, Emilio Macro, Vitruvio, e Cornelio Nepote), di Alberto da Milano. All’interno delle sale della Loggia sono conservati alcuni dipinti commissionati dal Consiglio nel XVI sec.; altre tele del ‘500 e ‘600 furono trasferite a Palazzo Barbieri o andarono distrutte. Della metà del ‘700 è invece il dipinto Pomponio Trionfatore di Giambettino Cignaroli. La Loggia del Consiglio attualmente è sede delle riunioni del Consiglio provinciale e di manifestazioni culturali. Sull’arco che unisce la Loggia alla Casa della Pietà (ricostruita nel 1490 su residenze di origine scaligera) si trova la statua di Girolamo Fracastoro (grande medico, poeta e astronomo veronese) scolpita nel 1559 da Danese Cattaneo.
  • la DOMUS NOVA o PALAZZO DEI GIUDICI, chiude infine la piazza. Citata nei documenti già nella metà del XII sec., fu sede prima del podestà e dei Consigli minori, poi (dal XV sec.) abitazione dei giudici veneziani. Gran parte del palazzo crollò nel 1511, ma venne ricostruito solo più di un secolo dopo.

 

ARCHE SCALIGERE

 Presso la chiesa di S. Maria Antica, in una piazzola quasi appendice di Piazza dei Signori, si possono ammirare le tombe monumentali degli Scaligeri, insigni monumenti dell’arte gotica. In uno splendido recinto di ferro battuto, con ricche decorazioni su cui spicca il motivo della scala (simbolo dei signori), sono racchiusi diversi sarcofagi posti a terra o su mensole (il primo ad essere sepolto qui sembra sia stato Mastino I nel 1277), ma soprattutto le tre monumentali tombe marmoree a baldacchino di Cangrande I, di Mastino II e di Cansignorio.

 

L’arca di Cangrande I, pensile, posta sopra il portale della chiesa, è la prima delle tombe monumentali ad essere costruita, opera del Maestro di S. Anastasia. Il sarcofago è sostenuto da cani che recano gli stemmi scaligeri ed è protetto da un tabernacolo gotico; sul coperchio vi si trova la statua distesa di Cangrande I, mentre sulle facce si possono osservare degli altorilievi di soggetto religioso e dei bassorilievi che narrano le gesta militare del signore; sulla sommità del baldacchino è collocata la statua equestre di Cangrande I, copia dell’originale più volte restaurato e ora conservato al Museo di Castelvecchio insieme al corredo funerario, recuperato quando l’arca è stata aperta nel 1921.

 

L’arca di Mastino II, iniziata nel 1345, prima della morte del committente, era originariamente dipinta e dorata. È cinta da una cancellata ai cui angoli si trovano quattro statue delle Virtù. Le facce dell’urna presentano decorazioni scultoree con motivi religiosi e, sul coperchio, la statua di Mastino II distesa, vegliata da angeli. Il ricco baldacchino ad archi trilobati, presenta sul frontone preziosi altorilievi con scene di storia sacra. Sulla cuspide la statua equestre di Mastino II, completamente chiusa nell’armatura e in rigida posizione di comando.

 

L’arca di Cansignorio (1375) è la più ricca di decorazioni, forse fin troppo elaborata. Concepita su disegno di Bonino da Campione, le sculture sono state realizzate da questo artista e da altre maestranze campionesi e locali. A base esagonale, è cinta da una cancellata adorna di 6 statue di santi guerrieri; 6 colonne reggono il piano di marmo rosso su cui è appoggiato il sarcofago decorato con bassorilievi con storie tratte dai Vangeli (alcune di queste decorazioni recano tracce di originarie colorazioni). Anche il baldacchino ad archi polilobati si alza su 6 colonnine tortili, riccamente decorate. Nei timpani sono scolpite statue raffiguranti le Virtù; tra i timpani, in piccoli tabernacoli laterali, sono collocate statue di angeli che reggono lo scudo degli Scaligeri. La cuspide esagonale termina con un plinto con sculture di Apostoli, sopra cui si innalza la grande statua equestre di Cansignorio.